Giuseppe Pipino. La grotta sillana di Coroglio e la cripta napoletana. Errori, illazioni e precisazioni sulle due gallerie romane di Posillipo (e su quella di Nisida).
La cosiddetta “Grotta di Seiano” attraversa il promontorio di Coroglio, nei tufi poco coerenti, e si colloca lungo il bordo della caldera dei Campi Flegrei, in zona sismica e vulcanicamente attiva.
Nelle sue immediate vicinanze si trova la villa romana Pausilypon, dalla quale potrebbe aver preso il nome. Essa è nominata da Strabone come galleria stradale fra Pozzuoli e Napoli, costruita da Cocceio al tempo di Agrippa, e le sue caratteristiche combaciano perfettamente con la descrizione del geografo greco e con quelle di altre gallerie attribuite a Cocceio.
La sua costruzione rientra nella generale opera di militarizzazione delle coste dirette da Agrippa per conto di Ottaviano nel corso della guerra civile con Sesto Pompeo, che fu essenzialmente guerra marittima.
Al tempo la costa era rialzata di 3-4 metri rispetto ad oggi e lungo di essa si sviluppava la strada litoranea da Pozzuoli a Napoli che proprio sotto il promontorio di Coroglio aveva il suo punto di maggiore criticità, superato con la soprastante galleria. Nel contempo questa e la strada costiera erano collegate al porto di Nisida con un istmo artificiale e con altra breve galleria che attraversava lo scoglio posto fra l’isola e il promontorio.
Un ramo dell’acquedotto augusteo passava sopra la parte finale, occidentale, della galleria di Coroglio, e riforniva d’acqua il porto di Nisida, mentre un altro ramo scorreva nell’altro versante della collina di Posillipo e riforniva la villa omonima e altre situate lunga la costa orientale.
A seguito dell’abbassamento della costa, fra era antica e quella cristiana, la galleria restò isolata, come appare nella Tavola Peutingeriana, e nel contempo subì crolli interni e, poi, l’occlusione dello sbocco occidentale per frane della soprastante collina. Il tutto restò dimenticato per secoli, fino alla recente riapertura e ritrovamento di alcune epigrafi, scorrettamente ubicate ed interpretate.
La Crypta Neapolitana sembra essere stata scavata in tempi precedenti, in tufi più consistenti e in modo più primitivo, e fu poi utilizzata per l’attraversamento dell’acquedotto augusteo. Contrariamente all’opinione corrente, Strabone non parla di essa e le sue caratteristiche non combaciano con quelle descritte dal geografo greco, specie per quanto riguarda l’illuminazione e la larghezza interna, e non risulta che ebbe l’importanza antica che le viene attribuita sulla base di incerti miliari scorrettamente interpretati e collocati.
Ai tempi di Nerone è menzionata da Seneca, che dopo averla attraversata ne parla in termini molto negativi, e da Petronio che, nel Satyricon, prende in giro quelli che la utilizzavano.
Per secoli essa è stata oggetto di lavori interni per consentirne migliori possibilità di traffico, raggiunte soltanto con gli allargamenti cinquecenteschi e la costruzione della nuova strada per Pozzuoli, e per migliorarne l’illuminazione interna, resa decente soltanto con l’avvento del gas.
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Autore: Giuseppe Pipino - www.oromuseo.com - info@oromuseo.com