Lungo la Via Nazionale di Torrette di Mercogliano (SS 7 bis), in provincia di Avellino, l’antica Via Campanina, già Via Domizia o Via Napoletana o Via Antiqua, in corrispondenza della proprietà “Di Nardo”, sul lato destro della strada andando da Avellino a Monteforte, negli anni ‘50 del ‘900 (con buona approssimazione nel mese di novembre del 1952, in occasione degli scavi per la realizzazione del fabbricato per civile abitazione della famiglia “Di Nardo”), fu rinvenuto il IV cippo miliare da Abellinum (attuale Atripalda) verso l’ager Campanus (piana campana – comune di Nola (NA)). Fu rinvenuto alla profondità di un metro dal piano campagna, adagiato trasversalmente insieme a una pietra di forma cubica dallo spigolo di una settantina di centimetri che era la base su cui era ancorato.
Il suo ritrovamento è stato di grande utilità per una corretta ricostruzione topografica della zona.
Abellinum fu fondata sul pianoro della collina della Civita (a ridosso dell'attuale centro di Atripalda) dai Sanniti, l'antica popolazione italica degli Hirpini nel territorio dell'odierna Atripalda, a pochi chilometri da Avellino. Venne rasa al suolo in seguito a varie insurrezioni e resistenze della popolazione locale durante le Guerre sannitiche, venne definitivamente assoggettata a Roma in seguito alla Guerra civile dell'83-82 a.C. durante la quale gli Irpini sostennero Gaio Mario (Gaius Marius; Cereatae, 157 a.C. – Roma, 13 gennaio 86 a.C.), facente parte dei Populares, ossia una delle due factĭo della vita politica Repubblica romana. Erano i membri del partito democratico, in opposizione a quello degli Optimates, ovvero i nobili. Anche Gaio Mario essendo un Tribuno della Plebe, promoveva le istanze e rappresentava gli interessi dei ceti popolari di Roma. Su quel suolo venne fondata la colonia Veneria Abellinatium che nel 7 d.C. Ottaviano Augusto (Gaius Iulius Caesar Augustus; Roma, 23 settembre 63 a.C. – Nola, 19 agosto 14), incluse nella Regio II Apulia et Calabria per i traffici che si effettuavano lungo la via Appia denominandola Livia Augusta in onore della moglie, Livia Drusilla Claudia (Roma, 30 gennaio 58 a.C. – Roma, 28 settembre 29), a cui spettavano i territori tra Abellinum ed Aeclanum.
Nel III secolo l'imperatore Alessandro Severo (Marcus Aurelius Severus Alexander Augustus; Arca Caesarea, 1º ottobre 208 – Mogontiacum, 18 o 19 marzo 235), la ampliò consistentemente con grandi immigrazioni titolandola di Livia Augusta Alexandrina. Ma tra il III e IV secolo, terremoti e ricadute di materiale vulcanico proveniente dal Vesuvio (472), causarono crisi economiche a cui seguirono le invasioni della guerra tra Bizantini e Goti (535-555) e dei Longobardi a partire dalla Pasqua del 568 spinsero gli abitanti a trasferirsi dove oggi sorge la città di Avellino.
Nel parco archeologico, di circa 25 ettari si notano ancora le mura romane, le due imponenti torri circolari, il forum, una struttura termale con calidarium (detta Torre degli Orefici), una sezione dell'acquedotto romano del Serino, una domus gentilizia di 2500 m² in cui sono individuabili gli spazi e gli ambienti tipici delle case romane e i resti di un anfiteatro.
Sul cippo miliare in oggetto è ancora visibile l’iscrizione che si riferisce al restauro della via al cui quarto miglio da Abellinum era presente questo cippo riportante i nomi di quattro imperatori: Flavio Claudio Iuliano detto l’Apostata (Flavius Claudius Iulianus; Costantinopoli, 6 novembre 331 – Maranga, 26 giugno 363), Valentiniano (Flavius Valentinianus, meglio conosciuto come Valentiniano II, Treviri, 371 – Vienne, 15 maggio 392), Teodosio (Flavius Theodosius Augustus; Hispania, 11 gennaio 347 – Milano, 17 gennaio 395) e Arcadio (Flavius Arcadius; Hispania, 377 circa – Costantinopoli, 1º maggio 408). Verosimilmente sotto i loro governi venne promossa e portata a termine la ristrutturazione dell’asse viario che collegava Abellinum con la Campania Felix, denominato in seguito, nel medioevo Via Antiqua (come si legge su antichi stradari e mappe), tra il Sette-Ottocento via Campanina e dai primi anni del Novecento Via Nazionale di Torrette di Mercogliano (dal 1935 SS 7 bis). Il cippo ricorda alcuni restauri effettuati della strada: uno dell'epoca di Giuliano l’Apostata (355 - 363), i cui tratti epigrafici appaiono realizzati con maggior cura rispetto a quelli utilizzati per ricordare i successivi interventi eseguiti sotto gli imperatori Valentiniano Il (375 - 392), Teodosio (379 - 395) e Arcadio (395 - 408). Manca il nome della persona che si occupò del restauro, è tuttavia presente la tradizionale formula “bono/rei publicae/natus” (nato per il bene pubblico), con cui veniva di solito indicato chi commissionava o promuoveva un’opera pubblica.
Il cippo, datato alla seconda metà del IV sec. d.C., è un pezzo riadoperato di una statua con buona probabilità di donna: sono visibili tracce dell’originario panneggio e presumibilmente le dita del piede sinistro. È di calcare locale bianco con venature grigiastre, alto 148 cm con diametro minimo di 30 cm e diametro massimo di 35 cm.
L’iscrizione che si legge è:
D.N./FLAVIO/CLAUDIO/IULIANO/BONO/R(ei)P(ublicae)/NATUS/DDD[NN]N/VALENTINIANO/THEODOSIO/ET ARCADIO/AUGGG/B(ono) R(ei) P(ublicae) NAT(is)/llll
Le lettere D N (prima riga) sono alte mediamente 6,8 cm; quelle di FLAVIO (seconda riga) 6,5, quelle dei CLAUDIO (terza riga) e BONO (quinta riga) 5,6; quelle di IULIANO (quarta riga) e NATUS (settima riga) 5; quelle di DDD[NN]N (ottava riga) 3,7, quelle di VALENTINIANO (nona riga) 2.7; quelle di THEODOSIO (decima riga) 2,5; quelle di ET ARCADIO/AUGGG/ (undicesima e dodicesima riga) 2,4; B R P NAT (tredicesima riga) 3,6; la cifra IIII (quattordicesima riga) 10,5.
La leggenda D.N./FLAVIO/CLAUDIO/IULIANO/BONO/R P /NATUS/ llll fa parte di una stessa scritta, la prima, infatti le lettere sono incise con solco profondo, accuratamente e con apicature marcate.
La leggenda DDD[NN]N/VALENTINIANO/THEODOSIO/ET ARCADIO/AUGGG/B R P NAT è una seconda scritta, successiva, infatti le lettere sono meno profonde, poco accurate e irregolari; la disposizione di queste righe e delle parole tende verso il basso, forse a causa della prescalfitura del panneggio, che ha influenzato anche la disposizione del numerale IIII, che è stato inciso dopo aver lasciato un ampio spazio rispetto alla leggenda di cui fa parte, le cui parole sono disposte piuttosto simmetricamente nello spazio disponibile, e fuori asse.
Data la differenza morfologica delle due leggende, si desume che le due iscrizioni sono state realizzate in tempi diversi.
Posteriormente nella parte alta è inciso il numerale III, la cui altezza è mediamente 10,3 cm. Questo numerale coincide alla distanza, naturalmente sempre in miglia romane, dal punto di ritrovamento al sito romano di Monteforte.
Il cippo presenta nella parte inferiore due incavi per l’inserimento di grappe metalliche atte al fissaggio dello stesso alla base; anche sul retro appena al di sotto del numerale III è presente un incavo
Il cippo di località Torrette risulta di particolare interesse per il riferimento sia alla cura che ancora nel corso della tarda antichità veniva posta nei confronti di questo tratto stradale da parte dell’autorità pubblica sia al persistere dell’uso del sistema viario romano, che peraltro sembrerebbe restare immutato anche nel corso dell’età medievale quando la medesima arteria veniva indicata come Via Antiqua, Via Publica, Via Plana e Via Campanina.
Bibliografia:
• Buonopane A., Un miliario della via Neapolis-Abellinum con dediche a Giuliano e Valentiniano II. Teodosio e Arcadio, in Sylloge Epigraphica Barciconensis (SEBarc) XII, 2014, p.p. 63 – 74.
• Cutolo A. e Carpentieri A., Il cippo miliare di Torrette di Mercogliano (AV), Avellino, settembre 2022.
• Iannacchini A. M., Topografia storica dell’Irpinia, vol. I, Napoli 1891, p.p. 24 – 25.
• Flammia P. A. F., La viabilità romana in Irpinia in VICUM Anno XXIII – N. 4 (Fasc. XLIV) DIC. 2005, Rotostampa s.r.l. – Lioni (AV), 2005, p.p. 212 – 213; versione su www.academia.edu › 32747339 › La_viabilità_romana_in_Irpinia(PDF), p.p. 30 – 31.
• Montefusco A., Lungo la Via Regia delle Puglie in La domenica de il Quotidiano del Sud, del 27 maggio 2018, Avellino, 2018, p.p. 20 – 21.
• Picariello S., Scheda di catalogazione in Est Locus… l’Irpinia postunitaria, Ed. Mephite, Atripalda (AV), 2011, p.112.
Autore: Angelo Cutolo - cutoloangelo72@gmail.com